Torre del Salto D’Angiò – “A Turri”

La Torre del “Salto d’Angiò” o più semplicemente “aTurri”, come viene detta in gergo popolare, si trova a 12 Km da Aragona su un banco di arenaria da cui si domina tutta la vallata del feudo Muxaro e del fiume Platani.

È inglobata in un casale costruito alla fine del XVIII sec. ed ha una forma rettangolare; si presenta con tre ordini finestrati: il primo e il terzo con finestre bifore a tutto sesto ed il secondo con monofore a sesto acuto. Questa costruzione, che oggi è inglobata nel casale costruito alla fine del XVIII° secolo dalla famiglia Morreale, è posta nel punto d’ incontro dei feudi: Diesi (territorio di Aragona) ; Cantarela (territorio di Muxaro) ; Muxarello (territorio di Muxaro).Questi ultimi due, un temo, pertinenze del feudo Muxaro.

Foto di Emiliano Zito

Indirizzo/Località: long. 37.456903, lat.13.636190 Contrada Salto d’Angiò – Aragona (Agrigento)

Tipologia generale: area archeologica e opere difensive di incastellamento

Tipologia specifica: sito archeologico romano/bizantino e successivamente appartenente al feudo di Muxaro dal 1296 della famiglia Chiaramonte , Giovanni Claramonte signore di Sutera

Configurazione strutturale: la sua imponente mole si erge al centro di tre cortili, dove un tempo si trovavano gli ambienti della masseria e la parte centrale termina con merli rettangolari e presenta tre ordini finestrati di gusto gotico

Epoca di costruzione: sec. XIV

Uso attuale: abbandonato all’incuria da parte dei proprietari ma anche dalle istituzioni pubbliche

Condizione giuridica: proprietà privata – vincolato ai sensi dell’art. 1 e 3 della legge n°1089 del 1939

Segnalazione: del luglio 2017 – segnalazione del Presidio Italia Nostra Val Platani – Sezione di riferimento sciacca@italianostra.org

Motivazione della scelta: La Torre del Salto , costruita su un banco di arenaria, è situata in posizione strategica sulla sommità di una collina che domina l’intera vallata del feudo Muxaro dove, proprio sotto, vi scorre il suggestivo fiume Platani.

La sua storia è legata alla potente famiglia dei Chiaramonte, proprietari anche dell’antico feudo Muxaro, ma forse la sua storia potrebbe essere ancora più antica e risalire a un insediamento romano o bizantino. In passato il feudo Muxaro faceva parte del territorio di Sant’Angelo Muxaro; gli antichi feudi di Aragona erano invece Diesi, confinante con il feudo Muxaro e su cui si affaccia anche la Torre, Ranciditi e Maccalube.
La Torre è attualmente di proprietà privata. La struttura, dalla forma rettangolare, è inglobata in un casale costruito alla fine del XVIII sec. dalla famiglia Morreale. La sua imponente mole si erge al centro di tre cortili, dove un tempo si trovavano gli ambienti della masseria e la parte centrale termina con merli rettangolari e presenta tre ordini finestrati di gusto gotico: il primo e il terzo con finestre bifore a tutto sesto ed il secondo con monofore a sesto acuto. Nella zona, secondo quanto riportato dalle Linee Guida del piano paesistico regionale (approvato con D.A. n.6080 del 21 Maggio 1999 su parere favorevole reso dal comitato tecnico scientifico del 30 Aprile 1996), sono stati individuati anche frammenti ceramici di età romana.
Nonostante il bene architettonico riveste interesse storico – artistico e architettonico particolarmente importante ai sensi degli art. 1 e 3 della legge n°1089 del 1939 in quanto costituisce un significativo esempio di architettura Chiaramontana del XIV secolo, esso risulta abbandonato all’incuria da parte dei proprietari ma anche dalle istituzioni pubbliche. Vi è il dovere da parte di entrambi impegnarsi per la salvaguardia e la tutela per l’evidente importanza che possiede sia il bene architettonico stesso sia il sito in cui esso sorge.

Eventuali possibili progetti finalizzati al recupero/usi possibili:
pianificazione di un progetto di restauro: il restauro è un mezzo per la conservazione: lo scopo del restauro è di conservare l’essenza e i significati di un bene artistico, eliminando le patologie di degrado e le loro cause, “in vista della sua trasmissione al futuro”. Qualsiasi bene artistico è un monumento e i monumenti sono dei documenti del passato, per tale motivo dobbiamo conservarli: un monumento è una singola opera del patrimonio culturale, riconosciuto come portatore di valori e costituente un supporto della memoria;
accordi tra pubblico e privato al fine di rendere concreti eventuali restauri e pianificazione di progetti;
tutela e valorizzazione: promuovere una campagna di sensibilizzazione per una migliore tutela e conservazione del bene architettonico.

La torre del Salto si affaccia proprio sul territorio del feudo Muxaro e non su quello denominato diesi anche se, attualmente, fa parte del territorio di Aragona. Dalla sua posizione, si potrebbe pensare che la torre potesse appartenere al feudo di Cantarella e in parte al feudo di Muxarello. L’ipotesi è rafforzata dalla presenza di barriere naturali: il fiume a Nord e la crosta rocciosa del Sud che escludono l’appartenenza della torre ai feudi Casteltermini e Diesi.

Inoltre, parte delle terre appartenenti alla torre sono attualmente in territorio di cantarella. In ogni caso, il fatto che la torre sia appartenuta al feudo di Cantarella o a quello di Muxarello non ha alcuna importanza, dato che, entrambi nei secoli XIII e XIV formavano un’unico Feudo. Si parla del feudo di Muxaro a proposito di un donativo del vescovo Ursone di un castello (castello di “Minsiar” e del casale di Muxaro) con tutti i loro territori, nell’Aprile del 1200 sotto la corona di Federico II°.

Nel 1240 Federico II , dopo la morte del vescovo Ursone, ordina ai canonici agrigentini di dargli un successore nella persona di Raimondo D’Aquaviva. Nel 1305 sotto il pieno dominio Angiono, Bertoddo, “vescovo di Girgenti” dispone sia fatta inquisitio intorno al Massario.

Sempre nel 1305 Francesco da Todi, beneficiato del Massario con il consenso del vescovo Bertoddo, non potendo sostenere spese di quel luogo, lo dà in cambio al magnifico Giovanni di Chiaramonte, che dona in cambio il castello di Morgidiar ed altri beni.

Il Manco, nel “mobiliare di Sicilia”, parla di una famiglia Chiaramonte di origine normanna, la quale si dice aver avuto, fra tanti possedimenti, il feudo di Muxaro. Su tale libro si parla di Manfredi di Chiaramonte che sotto gli Angioini riuscì a mettere insieme un’ingente patrimonio tra i quali il suddetto feudo di Muxaro.

Manfredi III morì nel 1391, lasciando in eredità le sue sostanze alla figlia.Il manco sostiene, inoltre che tutti i beni di Manfredi di Chiaramonte passarono ad Andrea Chiaramonte il quale si batté tenacemente contro l’invasione della Sicilia da parte del Re Martino, organizzando la resistenza nelle zone di Castrofilippo. Andrea Chiaramonte fu fatto prigioniero con l’inganno e venne decapitato nell’anno 1392 di fronte allo Steri di Palermo. Questo avvenimento segnò la fine di Chiaramonte in Sicilia.

Tutti i beni della famiglia furono confiscati dalla corona. Lo stesso re Martino e la regina Maria concessero il feudo a Filippo de Merino, a lui successe il figli Ruggiero.

Dal 1750, parte dei feudi di Muxarello e Cantarella sono stati proprietà della famiglia Morreale. Don Biagio Morreale comprò la baronia di maccalube nel 1764 dal principe di Aragona: Baldassare Naselli .Dopo la morte di Don Biagio Morreale, il figli Giuseppe I ereditò i beni compresa la torre “normanna” sita nel feudo Salto D’Angiò.
Giuseppe I non ebbe figli ed adottò Antonio Morreale figlio del fratello Carmelo. Intorno al 1848 ereditò la suddetta proprietà il figlio di Antonio (Morreale Giuseppe II) il quale sistemò la torre ed edificò parti nuove aggiuntive alla struttura preesistente. Ebbe tre figli: Antonio, Carmela e Stella.

Contro il volere del padre, la figlia Carmela dopo una rocambolesca fuga dalla torre, sposo Don Lucio Papia. Antonio ereditò il titolo ed un terzo del feudo del Salto; oggi il suo erede è il notaio Giuseppe Morreale. Stella, sposo Salvatore Palmeri, Marchese di Villalba, il quale ereditò l’altro terzo delle terre e la torre che, dopo la sua morte, passarono al figlio Giuseppe Palmeri.

Quest’ultimo sposò la baronessa Scalfari di Vittoria, la quale ebbe due figli: Maria e Salvatore. Quest’ultimo è l’attuale proprietario della torre e delle terre attorno.

Altre articoli: ilfattonisseno.it