Fu fondata nel 1606 dal Baldassare Naselli nel feudo Diesi dove già esisteva un piccolo insediamento urbano. La “licentia populandi” per costruire il paese di Aragona era stata concessa inizialmente da Carlo V a Gaspare Naselli che fu barone del Feudo Diesi dal 1549 al 1555, ma per la brevità della sua vita quest’ultimo non riuscì a portare a termine la costruzione del paese. Naselli, marito di Donna Beatrice Aragona Branciforte, cercò di completare la costruzione del paese senza riuscirvi. Il nuovo centro abitato fu definitivamente costruito dal figlio Baldassarre Naselli che il 7 gennaio 1606 ottenne dal vicerè Lorenzo Suarez la licentia populandi, confermata poi dal re Filippo II il 31 dicembre 1606. Nacque così il nuovo centro abitato che prese il nome della madre del suo fondatore e si sviluppo in sintonia con la famiglia Naselli.
Per le sue origini Aragona fu un paese baronale amministrato totalmente dai baroni Naselli che, oltre ad imporre gabelle, esercitarono anche il potere civile e penale avendo comprato il mero ed il misto impero nel giugno del 1606.Le prime notizie del feudo Diesi in cui sorge Aragona si hanno alla fine del secolo XIV allorchè risultava iscritto nei registri dei Baroni di Federico II sotto il nome di Casale Diesi. Nei primei decenni del 1300 appartenne a Mariano Capace che lo vendette a Nicolò Abbate. Questi a sua volta, nel settembre del 1372, lo vendette a Rinildo Bonito che ne fu spodestato per la sua ribellione al re Martino e passò a Raimondo Montecatino. Il feudo passò quindi a Guglielmo Ventimiglia, il 2 luglio 1395, e dopo 22 anni pervenne ad Antonio Bonito.
Alla sua morte il feudo passò alla figlia margaritella dalla quale anacquero Pietro Antonio, morto nel 1516 senza eredi, e isabella che il 6 ottobre 1499 sposò Baldassare Naselli portandovi in dote il feudo Casale Diesi. Con questo matrimonio il feudo, a cui è legata l’origine di Aragona, passò ai baroni Naselli che lo conservarono fino all’estinzione del ramo maschile della loro famiglia nel 1862. Filippo IV elevò la baronia di Aragona e delle sue terre a Principato nel 1625, mentre era signore di Aragona Luigi Naselli, vicerè degli Abruzzi. L’ultimo erede diretto dei Naselli fu Baldassare morto nel 1862 senza figli per cui il titolo e l’eredità passarono a suo nipote Sac. Luigi Burgio Naselli che nel 1877, dopo il fallimento delle miniere di zolfo, diede i beni ancora in possesso alle Suore di carità di S. Vincenzo di Paola. Per più di due secoli e mezzo, dalle sue origini, Aragona crebbe e si sviluppò legando le sue vicende a quelle dei baroni Naselli divenuti Principi. Duranteb il periodo risorgimentale il paese, però, ebbe un risveglio sociale partecipando agli avvenimenti regionali e nazionali anche se in modo limitato. Nel 1848 Giuseppe Guerrera portò ad Aragona da Palermo il proclama redatto da Francesco Bagnasco e , scritto a mano in diverse copie fu distribuito alla popolazione. Molti sacerdoti aragonesi stimolati dall’atteggiamento favorevole del vescovo Mons. Loiacono manifestarono nell’occasione le loro idee patriottiche incitando alla rivoluzione. I fratelli Giulio e Salvatore Di Benedetto, animatori del movimento, appresa la notizia dell’insurrezione di Palermo inalberarono il vessillo tricolore nella Chiesa del Rosario, mentre una gran folla si accalcava in piazza gridando viva Pio IX, viva la rivoluzione. Fu costituita la guardia nazionale alla quale aderirono, altre ai fratelli Di Benedetto, anche Giuseppe Guerrera, Don Antonio Magiordomo, il Dott. Alfonso Calleja e il Barone Antonio Rotulo. A presiedere il Comune fu nominato Antonio Magiordomo mentre Baldassare Naselli veniva nominato rappresentante del parlamento generale di Sicilia. Fallita la rivoluzione, tornarono i Borboni ed ebbero inizio le persecuzioni. I fratelli Di Benedetto furono messi in carcere per 11 mesi mentre la loro famiglia fu sottoposta a continue vessazioni. Nel maggio del 1860, allorché ad Aragona giunse l’eco dell’impresa di Garibaldi, si costituì un nuovo magistrato municipale presieduto da Antonio Morreale.
I fratelli Giulio e Salvatore Di Benedetto assieme al fratello più piccolo Settimo si arruolarono nell’esercito garibaldino e parteciparono alla battaglia di Volturno. Si distinsero per il loro comportamento ottenendo molti riconoscimenti. Il 29 maggio 1860 ad Aragona venne organizzata una sfilata di tutti i cittadini che si concluse in piazza Madre nella cui Chiesa venne cantato un Te Deum alla presenza del clero aragonese. Il 6 giugno il magistrato comunale aragonese inviò un messaggio a Garibaldi con il quale il Comune aderiva a che egli assumesse la dittatura dell’Isola in nome di Vittorio Emanuele II e venisse proclamata l’annessione della Sicilia al Regno D’Italia. Ben presto però, vennero le delusioni nel paese specialmente quando si dovettero pagare le tasse tanto che per intimorire la popolazione fu inviata la milizia.
Alla fine del secolo scorso, nel 1890 ad Aragona vi era una guarnigione di 25 soldati comandati da un tenente. La loro presenza si inserisce nel quadro dei fasci dei lavoratori e degli scioperi che c’erano stati ad Aragona. Il 20 novembre del 1890 c’era stata addirittura una sommossa con il tentativo di incendio del Circolo dei civili e nel 1893 e1894 continuarono gli scioperi. Il fascio ad Aragona era sorto nel 1893 e nel luglio dello stesso anno si ebbero le elezioni amministrative. Furono eletti 4 candidati del fascio. Negli anni successivi la vita Aragonese è segnata dalla partecipazione agli eventi bellici e dai mutamenti sociali legati alle miniere di zolfo, alle trasformazioni agricole e all’emigrazione. Il movimento operaio, prima e dopo le due guerre, favorito dall’aggregazione derivante dalla presenza delle miniere e spinto dalle condizioni economiche e sociali alquanto insopportabili, fu molto attivo e con una serie di scioperi e di rivendicazioni economiche ottenne sensibili miglioramenti e svolse un ruolo attivo nella politica sociale. Alla fine dell’800 ad opera del Sac. Vincenzo Gandolfo venne fondata la Cassa Rurale per aiutare i contadini con prestiti al tasso del 8.5%. Nel 1901 un convegno interdiocesano stabilì che la Cassa rurale doveva esclusivamente servire ad agevolare il piccolo credito agricolo. L’ultimo conflitto bellico coinvolse direttamente il centro urbano; anche se in modo marginale e per qualche episodio sporadico. Aragona, infatti, fu sede di distaccamenti del decimo reggimento bersaglieri e del cinquantottesimo fanteria per cui durante l’avanzata dell’esercito anglo americano si ebbero dei combattimenti nella località di “passu funnutu” e alcuni bombardamenti nel centro urbano di limitata importanza per la scarsa resistenza opposta all’avanzata nemica. I soldati erano ospitati nella Chiesa sconsacrata del Purgatorio mentre il quartier generale si trovava nella palazzina Carruba, in periferia del paese. La Chiesa del Purgatorio venne adibita a magazzino del genio militare mentre la polveriera venne dislocata nei pressi del cimitero; in contrada Quattro Strade venne istituito un altro deposito.
Durante l’avanzata dell’esercito anglo americano i depositi dell’esercito italiano furono assaliti e saccheggiati da gruppi di persone spinti dalla fame e dalla mancanza di generi di prima necessità. Gli anni della ricostruzione e dello sviluppo industriale nazionale si caratterizzano ad Aragona per le lotte e le rivendicazioni dei zolfatai fino alla chiusura delle miniere e per l’emigrazione che ha ridotto la crescita del paese e il suo sviluppo economico. L’agricoltura ha in parte cambiato volto e si è modernizzata ma si è invecchiata nella sua componente lavorativa, preferendo le nuove generazioni un lavoro nell’industria, l’impiego o l’emigrazione all’attività agricola, che da sempre è la principale attività del paese.